Valutazione preoperatoria e aspetti psicologici del paziente in chirurgia estetica

Colloquio tra paziente e chirurgo plastico

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Indiscutibilmente, ogni individuo che presenta un'appendicite acuta necessita di essere operato. Al contrario, qualunque persona che non ama la propria figura, le sue dimensioni o l’aspetto del proprio corpo, non deve necessariamente esserlo.
I chirurghi plastici estetici devono pertanto sviluppare la propria abilità nel selezionare i vari pazienti, fatto questo che si rivela meno importante per colleghi di altre branche chirurgiche.
Molti chirurghi sviluppano questa capacità più o meno in maniera intuitiva con il passare degli anni, ma solitamente pagando l’amaro prezzo di dolorose esperienze. Poiché queste capacità intuitive possono essere apprese e affinate con la pratica, esattamente come succede per gli aspetti puramente tecnici che fanno parte della professione di chirurgo plastico, si ritiene che le modalità che condizionano la scelta dei pazienti debbano essere discusse con i tirocinanti come parte integrante del programma di studi relativo alla chirurgia plastica. Se potessimo prendere in considerazione due carriere professionali parallele in chirurgia estetica, una relativa ad un chirurgo di media abilità tecnica ma con una predisposizione all’approccio psicologico molto sviluppata, e l’altra relativa al miglior chirurgo del mondo dal punto di vista tecnico, ma che non bada alla valutazione psicologica del paziente, non avremmo dubbi sul fatto che a distanza di dieci o vent’anni la percentuale media di soddisfazione dei pazienti sarebbe più alta nel primo caso, evidenziando una incidenza minore di traumi psichiatrici legati al postoperatorio.

Le motivazioni costituiscono le ragioni per le quali i pazienti richiedono gli interventi di chirurgia estetica. Le aspettative sono quelle, tanto in termini di risultato fisico che di previsione del cambiamento di vita, che gli stessi pazienti si aspettano dall’intervento. Le une o le altre, nessuna o entrambe, possono risultare realistiche o non realistiche, oppure presentare una via di mezzo. Per esempio, un manager di medio livello potrebbe sentirsi motivato a sottoporsi ad una ritidectomia facciale unicamente per aumentare le sue possibilità di avanzamento di carriera. Noi sappiamo che ciò costituisce una motivazione sicuramente ragionevole e che questa trova riscontro positivo tra i motivi di soddisfazione postoperatoria ed i risultati postoperatori stessi. Supponiamo invece che le aspettative di questo paziente siano quelle di uscire con un rapido balzo dal formicolante gruppo di migliaia di manager di medio livello per assumere la presidenza di una multinazionale. Mentre la motivazione è sensata, l’aspettativa quasi certamente subirà una delusione.

Il chirurgo estetico dovrebbe, durante i colloqui preoperatori, cercare di capire al meglio le motivazioni e le aspettative dei suoi pazienti. Uno degli aspetti più importanti della consultazione iniziale è costituito dall’accertare cosa il paziente si aspetti dall’intervento (tenendo presente che le sue aspettative possono sconfinare nel miracolismo, che sono spesso basate sul sentito dire e sulle presentazioni entusiastiche dei "media") e quindi tentare di riportare tali aspettative in linea con la realtà, offrendo al paziente un quadro molto chiaro di cosa un particolare tipo di intervento sia o meno in grado di offrire. Sfortunatamente scoprire le reali motivazioni di un paziente è cosa solitamente più facile a dirsi che a farsi. In primo luogo, pazienti ragionevolmente sofisticati conoscono le motivazioni "serie" che indurrebbero il chirurgo a sentirsi in cuor suo tranquillo e ben disposto ad accettarli nel novero dei "buoni candidati" per la chirurgia. "Vorrei solamente sentirmi meglio con me stesso", "Vorrei sentirmi in grado di competere sul lavoro, allo stesso livello di persone più giovani ed aggressive". "Mi sento giovane e forte internamente, e vorrei che l’aspetto esteriore riflettesse ciò che sono veramente". Tutte queste sono "giuste" motivazioni. Possono essere sincere, possono deliberatamente nascondere altre motivazioni che il paziente ha timore di esporre al chirurgo che potrebbe giudicarle non realistiche oppure "folli", o il paziente potrebbe credere sinceramente in ciò che dice mentre, in realtà, altre motivazioni irreali possono essere profondamente nascoste in lui ed essere inconsapevoli.

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